Nella piazza della chiesa a Castelletto di Branduzzo troviamo una lapide muraria (+45°04.226’, +09°05.911’) che ricorda 10 partigiani della Divisione “Aliotta” Brigata “Gramigna”: Celso Civardi (Cinelu), Ermanno Gabetta (Sandri), Battista Longhi, Ferruccio Luini, Giovanni Mussini (Bettino), Mario Rota (Cirillo), Giuseppe Barbieri, Candido Savi (Furio), Bernini Ambrogio e Alfredo Casarini (Puppo). Nel corso di questo stesso itinerario avremo occasione di visitare i luoghi dove persero la vita alcuni di loro.
Lasciata la piazza, in direzione di via Cesare Battisti, svoltiamo a destra e, poco oltre sulla facciata della casa prima della svolta a sinistra, troviamo la targa (+45°04.179’, +09°05.846’) dedicata ad Alfredo Casarini. Nel corso di un’incursione della Sicherheits nel caffè Croce di Castelletto era stato fermato Ambrogio Bernini che, torturato, era stato costretto a fare i nomi dei compagni Candido Savi e Alfredo Casarini. I tre arrestati vengono portati verso le carceri di Broni ma il Casarini viene subito ucciso in questo luogo.
Candido Savi viene invece ucciso tra Castelletto e Verretto in corrispondenza della Cascina Bronzina dove esiste, sul ciglio della strada, una croce (+45°03.174’, +9°06.127’) in suo ricordo. Ambrogio Bernini verrà ucciso poco dopo a Redavalle.
Proseguendo sempre sulla strada per Verretto, all’altezza della Cascina Veneta, sul ciglio destro della strada, c’è la croce (+45°03.378’, +09°05.895’) in ricordo di Desiderio Bosio di Pinarolo Po. Renitente alla leva ma invalido, viene sorpreso a notte inoltrata nel suo letto dalla Sicherheits e portato in questo luogo dove viene ucciso.
Dirigiamoci ora verso il cimitero dell’abitato di Verreto nel cui ingresso è posta una lapide muraria (+45°02.586’, +09°06.433’) che ricorda Mario Sforzini, vittima civile, ucciso a Casteggio dallo scoppio di una bomba a mano lanciata da un fascista in fuga.
Visitiamo ora il Sacrario Partigiano posto nella campagna alla periferia di Verretto (+45°02.623’, +09°05.852’) dove persero la vita il 2 gennaio 1945, dopo un duro scontro contro 60 brigatisti al comando del colonnello Arturo Bianchi, Ermanno Gabetta (Sandri), Ferruccio Luini, Giovanni Mussini e Pietro Rota. I brigatisti circondano la casupola, ora Sacrario, ma i partigiani respingono ogni intimazione di resa; entrano allora in azione le mitragliatrici pesanti che scoperchiano la casupola. Ermanno Gabetta, benché ferito, continua a sparare protetto da un tubo di cemento in cui si è gettato, ma i colpi di una mitragliatrice pesante sgretola il tubo. Gabetta muore crivellato di colpi. Mussini, ferito, per non cadere vivo nelle mani dei fascisti si uccide. Rota e Luini, gravemente feriti, vengono immediatamente passati per le armi. Poco prima di morire Rota scrive ai genitori: “Mamma e papà, due minuti prima di morire scrivo a voi per dirvi di essere forti, di non piangere e soprattutto di non maledire il mio destino”. La resistenza dei quattro partigiani è durata 5 ore. Ad Ermanno Gabetta è stata concessa la Medaglia d’Oro al valor militare. |