Nato a Prato (FI) il 10 aprile 1906 e residente a Milano di professione autista. Si trasferì dalla Toscana a Milano dove trovò impiego nella Pirelli, per essere esonerato da una guerra che non sentiva. Dall inizio del 1943 si dedicò all organizzazione clandestina del Partito Socialista in uno dei quattro settori nei quali Milano era divisa a questo scopo; fu addetto alla distribuzione clandestina dell Avanti. La sua attività però diventò sospetta tanto che dovette lasciare il posto alla Pirelli ma continuò a svolgere il lavoro politico. Perseguitato, si salvò miracolosamente saltando dalla finestra della sua abitazione in via Pecchi 11, dove abitava con la moglie Lorenza; se catturato sarebbe finito nel gruppo di antifascisti che vennero fucilati a Piazzale Loreto. Impedito ormai nell azione cittadina, Armando (questo fu il suo nome di battaglia, chiese al partito di essere inviato in montagna, nella resistenza armata.

Arrivò a Ruino, sede del Comando della Brigata Matteotti, il 13 agosto 1944 con la parola d ordine costituita da un numero: 314 (le cifre corrispondenti alle iniziali del nome del comandante di brigata, Cesare Pozzi). Nonostante questo, per una notevole diffidenza che i partigiani avevano allora verso gli sconosciuti, venne inviato a Zavattarello, al Comando delle Garibaldi, per una specie di quarantena, ma non passarono cinque giorni che Armando ricapitò a Ruino. Il Comando di Brigata si convinse presto della sua dirittura morale e delle sue capacità politiche e gli affidò l incarico di commissario di brigata, al posto di Luigi Calv iche aveva lasciato la formazione. In poco tempo egli inquadrò e organizzò la Brigata, prese contatto con il gruppo Pavia di stanza a Carmine e Pometo sotto il comando di Nanni Truffi e, d accordo con i comandanti, diede alla formazione il nome di II Brigata Matteotti. Il suo lavoro diligente e costruttivo cominciò a dare fastidio a elementi politicamente avversi tanto che, in un animata discussione avvenuta il 18 settembre 1944, all ombra del campanile di Ruino, Armando fu tacciato di vigliaccheria (il pulpito da cui veniva la predica non era certamente il più qualificato). Perciò nel pomeriggio stesso, arrivata la notizia che a Santa Maria della Versa era in corso un incursione di fascisti, approfittando dell assenza del comandante di brigata e, avendone piena facoltà (comandante e commissario nelle formazioni partigiane erano di pari grado pur con mansioni diverse), prese con sè una decina di uomini, non certamente quelli che lo avevano bollato, i quali se ne guardarono bene dal seguirlo e partì all attacco. In frazione Begoglio avvenne lo scontro: all arrivo di un camion di fascisti i partigiani, piazzati sul lato sinistro della strada rispetto alla direttrice di marcia del mezzo, aprirono il fuoco. Intanto sopravvennero altri mezzi nemici e s accese la battaglia. Sul primo camion, ben simulata e in posizione di sparo, si trovava una mitraglia da 20 mm che reagì prontamente. Barni fu colpito a morte in pieno petto. A Pometo gli fu allestita la camera ardente e la sepoltura avvenne a Ruino. Il funerale: un carro agricolo trainato da due buoi e accompagnato da un picchetto armato impegnato, oltre che a rendere al Caduto i dovuti onori, a tener fronte a un incursione tedesca in corso nella zona. Armando è stato proposto per la Medaglia d Argento al V.M. alla memoria. A Dario Barni fu intestata la Divisione Valle Versa alla sua costituzione nell aprile 1945. A Bergoglio, presso il luogo dello scontro, sorge un cippo con busto in bronzo alla sua memoria. La salma riposa nel cimitero Musocco di Milano, nel settore riservato ai Caduti per la Libertà. (fonte:I Caduti della Divisione Matteotti Valle Versa Dario Barni - Bruno Meriggi)