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Contadino, nato a Val di Nizza il 24 dicembre 1923 e residente a Val di Nizza. Di professione agricoltore, partigiano della brigata garibaldina Crespi, è assegnato al distaccamento Cosenz, comandato dal fratello Luigi, (Lino). Nell’estate del 1944, viene sorpreso nella sua abitazione dalle Brigate Nere durante un rastrellamento. Dopo esser passato per le prigioni di Varzi, Pavia, Milano, risulta detenuto nel braccio tedesco di San Vittore il 30 dicembre 1944 e inviato il 16 gennaio 1945 al campo di Bolzano, matr. 8389.
È deportato il 1° febbraio 1945, con l’ultimo convoglio partito dall’Italia per Mauthausen. Qui gli viene assegnato il n. di matricola 126410; il 17 febbraio è trasferito al sottocampo di Gusen e muore il 13 aprile 1945 nel sottocampo di Wels. (Fonte: https://www.deportatipavesi.it/rossotti-benito)
13 aprile 1945 - Muore a Mauthausen Benito Emilio Rossotti, (detto Benu), nato a Val di Nizza il 24 dicembre 1923, partigiano della Cosenz. E stato catturato nella stessa giornata della perquisizione tedesca a Poggio Ferrato il 29 dicembre 1944. Tedeschi, ma anche italiani, compreso il tenente Moretti, altoatesino. Sulla strada hanno anche arrestato un giovane, ma una persona, a Casa Ponte, riesce a farlo rilasciare, affermando la provenienza fascista della sua famiglia. Purtroppo proseguono ed entrano nelle case della frazione Nizza. Durante la perquisizione a casa Rossotti, Benu non viene dapprima riconosciuto, poichè a letto, capelli lunghi, viene scambiato per donna. Ma una successiva visita non perdona. La madre, che nel frattempo era uscita di casa per avvisare una altra madre del pericolo per i figli, al rientro trova la amara sorpresa. A Ponte Nizza, una distrazione dei militi, testimoniata dalla signora Rossi, locandiera, gli permetterebbe di fuggire, ma non riesce. La trafila poi è la solita drammatica storia, Varzi, Pavia, Milano e poi Mauthausen, dove passa per un camino. Nel 1974, durante una visita al campo di sterminio, il presidente di allora della provincia di pavia, dott. Luigi Panigazzi, ha posto una targa che ne ricorda il sacrificio. (Fonte: Parlano Ancora...di Camillo Moroni - Guardamagna Editori in Varzi)
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